Giovanni Antonio Colozza 

Professore universitario ed insigne pedagogista italiano (Frosolone 1857-1943)

Giovanni Antonio Colozza   nasce a Frosolone nel 1857. Dopo aver frequentato la scuola elementare ed il ginnasio a Frosolone, nel 1878 consegue, a Campobasso, la patente di "maestro normale" per insegnare nella scuola elementare di grado superiore.

Subito dopo si trasferisce a Napoli dove prosegue gli studi universitari; segue vari corsi di facoltà: medicina, diritto e filosofia e, contemporaneamente, insegna in un istituto privato di un altro frosolonese, il prof. Giuseppe Vago. Intanto consegue i titoli per insegnare nelle scuole superiori e si dedica attivamente al giornalismo.

In questa occasione conobbe il prof. A. Angiulli (pedagogista e filosofo positivista), del quale diventò poi, presso la facoltà di Lettere e Filosofia, prima studente e poi assistente prezioso. Angiulli si batteva per dare un fondamento scientifico alla pedagogia.

Nel 1903 ottenne la libera docenza in Pedagogia all'Università di Palermo. Rifiutò di aderire al fascismo e, per questo, fu costretto ad abbandonare gli incarichi accademici.

 Fra i punti di riferimento dello studioso, ricordiamo Darwin, del quale elabora l'evoluzionismo, e Rousseau, del quale apprezza l'antiautoritarismo metodologico. Degni di rilievo gli studi compiuti sul gioco, che Colozza interpreta come un vero e proprio strumento di formazione e sviluppo psico-fisico.

Negli anni 1883 e 1884 insegna nelle scuole superiori e pubblica i primi saggi:

- Questioni pedagogiche: potere dell'educazione;

- Saggio di pedagogia comparata,

e con queste pubblicazioni si segnala come uno dei più promettenti giovani pedagogisti italiani.

Nel 1895 pubblica la sua prima opera più importante "Il giuoco nella psicologia e nella pedagogia".

Quest'opera ebbe una vasta eco nel mondo scientifico a tal punto che venne tradotta in diverse lingue tra cui il russo ed il tedesco.

Nel 1898 pubblica "L'immaginazione nella scienza".

Con la pubblicazione di queste opere, il Colozza, entra definitivamente nel mondo accademico, tanto che nel 1900 consegue la libera docenza in Pedagogia presso l'Università di Napoli e nel 1903 si classifica primo nel concorso a cattedra di Pedagogia presso l'Università di Palermo.

Si trasferisce, quindi, a Palermo che all'epoca era una delle sedi universitarie più prestigiose d'Italia, dove insegnavano professori della levatura di Vidari, Orestano, Torozzi, Zingarelli e Gentile.

Il Colozza rimane a Palermo per oltre un ventennio ed insegna, oltre alla facoltà di Pedagogia, anche filosofia morale e legislazione scolastica, rifiutando molte altre offerte di altre Università, compresa quella di Milano.

Negli anni palermitani Giovanni Antonio Colozza svolge una intensa attività di studio e di ricerca e pubblica più di dieci opere. Tra le più rilevanti: "La meditazione", "Il metodo attivo dell'Emilio" e "Questioni di Pedagogia"; ma svolge anche attività pubblicistiche perché collabora con le più prestigiose riviste culturali dell'epoca diventando così uno dei protagonisti più significativi del dibattito sui problemi della scuola e dell'educazione.

Egli rimane in rapporto diretto con Benedetto Croce, Gentile e G. Lombardo Radice, direttore generale dell'istruzione primaria, che gli offre una consulenza per la riforma della scuola elementare, ma il Colozza la rifiuta perché preferisce la sua intensa attività di studioso.

Uno dei candelabri del ColozzaCandelabro del Rousseau custodito in casa Zampini dagli eredi del Colozza a Frosolone.

Chiamato alla Sorbona di Parigi per ricevere un premio in denaro, preferì due candelabri (oggi conservati dai suoi parenti Frosolonesi) appartenuti al più celebre Rousseau.  

Nel 1926 si verifica una svolta decisiva nella vita del Colozza. Dopo aver notato, con il suo acuto intelletto, che il regime fascista stava già intaccando la libertà di insegnamento, l' uomo indipendente e libero, di grande dirittura morale, preferisce lasciare la vita accademica per non venire a compromessi con la sua coscienza. Così abbandona la Sicilia e si trasferisce nella sua Frosolone per fare frequenti puntate a Napoli e continuare la sua vita di studioso e ricercatore, distaccandosi dalla cultura ufficiale. Successivamente pubblica altre opere, nelle quali è costante il concetto con il quale riafferma, con forza, la libertà dell'insegnamento e dell'educazione. E' significativo far rilevare che il Colozza con le sue dimissioni dimostrò la sua chiara libertà di pensiero ed anticipò il gesto che, nel 1931, quando i professori universitari furono obbligati al giuramento di fedeltà al fascismo, soltanto undici persone rifiutarono di fare.

Il giorno 15 maggio 1943 il Colozza muore a Frosolone dimenticato dalla cultura ufficiale.

Nella vita del Colozza un'altra cosa bisogna rilevare: le teorie ed il pensiero espressi nel suo libro "L'immaginazione nella scienza" pubblicato nel 1899 sono di grande attualità e costituiscono la base delle teorie del più grande filosofo attuale, il tedesco K. Popper. Entrambi ci dicono, Colozza cento anni fa, Popper nei giorni nostri, che lo svolgimento della vita è basato su tre parole: PROBLEMI - TEORIE - CRITICHE.