Francesco Longano

nasce da Vito e Dorotea Gentile a Ripalimosani (CB) il 5 febbraio del 1728.
La famiglia modesta, ma stimata, divide la sua attività tra la lavorazione della canapa per le funi - il mestiere allora più diffuso a Ripalimosani - e la coltivazione dei campi.
Francesco, ultimo di cinque figli e fanciullo dalla salute malferma ma dall'indole vivace e ribelle, ha una vita difficile e tormentata. Avviato alla scuola all'età di cinque anni, se ne allontana subito a causa del carattere brutale e oppressivo del maestro e preferisce assistere ai lavori nel campo paterno.

Spinto dal padre e contro voglia torna a scuola ma litiga spesso con i compagni fin quando, un giorno, avendo provocato la rottura di una gamba ad uno di loro, viene costretto a rifugiarsi a Boiano: qui studia per due anni la lingua latina sotto la guida del canonico Ottavio Zurlo, spesso da lui criticato. Dopo un breve ritorno a Ripalimosani, viene mandato a Lucito per studiare belle lettere: ma anche qui manifesta la sua insofferenza per il rigore della disciplina e i metodi d'insegnamento e, quindi, decide di ritornare a casa dove resta per tre anni. Viene poi condotto a Campobasso per apprendere le scienze filosofiche e vi rimane fino al ventiduesimo anno di età, svolgendo un'intensa attività di studio al termine della quale, non avendo la possibilità di proseguire, decide di seguire la carriera ecclesiastica per raggiungere il sacerdozio: nel giugno del 1751 gli vengono conferiti gli ordini sacri. Nel 1752 si trasferisce a Napoli: gravi sono le difficoltà a cui va incontro, sia per le ristrettezze economiche che per l'ostilità dell'ambiente. In questo periodo decisiva è l'influenza esercitata sulla sua formazione umana e intellettuale un maestro come il Genovesi, di cui il Longano segue le lezioni di etica.


Morta la madre torna, su invito del padre, per un certo periodo a casa e poi si reca ad insegnare filosofia nel Seminario di Cerreto Sannita. Andato nuovamente a Napoli e avendo qui come unica occupazione la celebrazione della Santa Messa, dedica tutto il suo tempo alla lettura e alla meditazione. Alla fine del 1760 il Genovesi lo manda quale suo sostituto alla cattedra di commercio presso l'Università degli Studi e qui rimarrà fino alla morte del maestro. E' questo il periodo in cui vengono alla luce i primi scritti del Longano, dai quali è facile rilevare quali siano le basi della sua formazione intellettuale e le linee fondamentali del suo pensiero; contemporaneamente è anche il momento in cui comincia ad essere attaccato violentemente dall'ambiente ecclesiastico per le idee da lui espresse.

Nel 1779, immediatamente dopo la morte del Genovesi, si trova al centro di attacchi e polemiche per la successione alla cattedra di commercio e, una volta bandito il concorso, ne viene escluso. Avuta nel 1788 la badia di S.Pietro in Campis, nel territorio di Roccasecca che gli frutta più di cento ducati l'anno, ha ancora la possibilità di viaggiare. Tra tutte le opere da lui pubblicate in questo anno, è da segnalare l' "Autobiografia" da cui emerge non solo una personalità bizzarra e irrequieta ma anche tutto l'ambiente particolare fatto di gelosie, invidie, di beghe accademiche, passioni e contrasti individuali, ideologici e sociali. Anche dopo la morte del Longano, avvenuta il 28 aprile del 1796 a Santopadre, la sua opera continua per qualche anno ad essere oggetto di attacchi polemici; poi, fino ai nostri giorni, viene dimenticata.